Facebook: vetrina per utenti prodotto

L'obiettivo dei fondatori: portare tutto il mondo su Facebook e guadagnarci altri milioni di dollari… anzi miliardi di dollari. Perché alla fine tutte queste persone che usano Facebook sono milioni di click che incrementano il conto in banca dei suoi creatori.
E mentre loro ingrassano e ingrossano le loro borse, le persone “perdono” la propria vita e persino internet. Già: pare un paradosso, ma il famoso socialnetwork è diventato talmente una droga che molte persone non navigano proprio più, rinchiudendosi nel mondo di Facebook e instupidendosi dietro un’illusione di socialità che non esiste. E questo sicuramente non è un bene.
Così ecco che naufragano i tradizionali strumenti di confronto come i forum e i programmi di netmessaging, fino a ieri leader incontrastati della rete. Se i primi hanno per lo più lo scopo del confronto su specifiche tematiche, favorendo gli incontri e le amicizie solo come effetto secondario; i secondi garantiscono maggiore privacy, perché il contatto viene dato solo a persone fidate.
Facebook invece non funziona in questo modo. Facebook richiede semplicemente un iscrizione e non verifica se tu sei davvero colui che affermi di essere. Così ecco che fra le sue pagine possiamo trovare milioni di identità rubate, e tu non sei mai sicuro che colui con il quale parli è davvero la persona che dice di essere oppure qualcun altro.
Ma questo non è tutto. Pensiamo all’effetto psicotropo che produce nel cervello delle persone. Molte di queste non riescono a farne a meno e si isolano dal mondo reale, perché cercano appagamento sentimentale e amicale in un mondo fatto di bit, perdendo di fatto il contatto con la realtà.
Facebook peraltro ci toglie anche il contatto più immediato e diretto con internet. E qui siamo all’assurdo. Un tempo internet era la finestra sul mondo. Oggi è diventata la finestra su Facebook. Per milioni di persone non esiste più niente oltre Facebook. Non esistono gli altri siti, non esiste persino il piacevole gusto di crearsi un sito personale… un blog nel quale esprimere i propri pensieri in modo individuale e personalizzato, senza la consapevolezza che come te ci sono milioni di persone che usano lo stesso strumento e nel medesimo modo (frustrante). Esiste solo la vetrina di Facebook attraverso la quale mettersi in mostra come un prodotto virtuale.
Alla moda dilagante, resistono i blog e le piattaforme blog: gli unici in grado di contrastare efficacemente il socialnetwork con aspirazioni mondiali. Forse perché il blog è qualcosa di ancora più personale, o forse perché esalta l’originalità e l’individualità dell’utente, sottolineando in primo luogo il proprio profilo morale, etico e culturale. Con un blog l’utente è una persona, su Facebook è un utente-prodotto che viene offerto (o meglio si autooffre) fra milioni di utenti-prodotto un po’ tutti uguali: si guadagna in contatti, in richieste di “amicizia”, ma si perde in personalità, in umanità… in originalità. In altre parole, Facebook è il negozio della socialità virtuale dozzinale, dove tutto ha sempre il vago sapore dell’insipido, del già visto… dell’usato (anche perché su Facebook ci si può addirittura rifare una vita… un look, costituendo per certi versi la legione straniera virtuale).
D’altro canto posso capire che molte persone non hanno tempo per crearsi un blog personale, per seguirlo e renderlo interessante. E’ più facile e veloce chattare su Facebook, mettersi in vetrina tramite foto amiccanti e simpatiche, piuttosto che sbattersi per creare qualcosa di veramente proprio e personale. Epperò, è qui il bello dell’essere un blogger: riuscire a distinguersi dalla moltitudine, dall’anonimato della rete e dare così alle proprie idee un marchio individuale inconfondibile e incontestabile, senza per questo dover scendere a patti con un socialnetwork che comunque detta le regole del gioco. E certo non si può confutare questa idea asserendo che molti profili su Facebook hanno milioni di contatti. E’ vero. Ma è chiaro che molti di questi alla fine sono già persone conosciute per altri motivi e per altre vie.
Riprendiamoci dunque internet e la nostra vita reale e virtuale, rinunciando alla vetrina. Ritroviamo il piacere di crearci il nostro profilo personale in un angolo virtuale dove le uniche regole che contano sono le nostre e non quelle imposte da altri che ci rendono così anonimi e virtualmente prevedibili: prodotti spesso a scadenza. Usciamo dall’illusione di Facebook e riappropriamoci del gusto di veder nascere le nostre pagine giorno dopo giorno, ora dopo ora, grazie al nostro sudore e al nostro impegno. Facebook ci fornisce la pappetta pronta, ma ci toglie l’anima… il gusto di sentirci non già utenti-prodotto di una rete, ma persone del web. (Il Jester)
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